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Filastrocche sull'estate

Scuola primaria > Lingua Italiana > Filastrocche


E' arrivato un treno carico di...
(Gianni Rodari)

Nella notte di Capodanno,
quando tutti a nanna vanno,
è in arrivo sul primo binario
un direttissimo straordinario,
composto di dodici vagoni,
tutti carichi di doni…
sul primo vagone, sola soletta,
c’è una simpatica vecchietta.
Deve amar molto la pulizia
perchè una scopa le fa compagnia…
dalla sua gerla spunta il piedino
di una bambola o di un burattino.
“Ho tanti nipoti”, borbotta, “ma tanti!
e se volete sapere quanti,
contate tutte le calze di lana
che aspettano il dono della Befana.”
Secondo vagone, che confusione!
Carnevale fa il pazzerellone:
c’è Arlecchino, c’è Colombina,
c’è Pierrot con la sua damina,
e accanto alle maschere d’una volta
galoppano indiani a briglia sciolta,
sceriffi sparano caramelle,
astronauti lanciano stelle
filanti, e sognano a fumetti
come gli eroi dei loro giornaletti.
Sul terzo vagone
viaggia la primavera
col vento marzolino.
Gocce ridono e piangono
sui vetri del finestrino.
Una rondine vola,
profuma una viola…
tutta roba per la campagna.
In città, tra il cemento,
profumano soltanto
i tubi di scappamento.
Il quarto vagone è riservato
a un pasticcere rinomato
che prepara, per la Pasqua,
le uova di cioccolato.
Al posto del pulcino c’è la sorpresa.
campane di zucchero
suoneranno a distesa.
Un carico giocondo
riempie il quinto vagone:
tutti i fiori del monto,
tutti i canti di maggio…
buon viaggio! buon viaggio!
giugno, la falce in pugno!
Ma sul sesto vagone
io non vedo soltanto
le messi ricche e buone…
vedo anche le pagelle:
un po’ brutte, un po’ belle,
un po’ gulp, un po’ squash!
ah, che brutta invenzione,
amici miei,
quei cinque numeri prima del sei.
Il settimo vagone
è tutto sole e mare:
affrettatevi a montare!
Non ci sono sedili, ma ombrelloni.
Ci si tuffa dai finestrini
meglio che dai trampolini.
C’è tutto l’Adriatico,
c’è tutto il Tirreno:
non ci sono tutti i bambini…
Ecco perchè il vagone non è pieno.
Sull’ottavo vagone
ci sono le città:
saranno regalate
a chi resta in città
tutta l’estate.
Avrà le strade a sua disposizione:
correrà, svolterà, parcheggerà
da padrone.
A destra e a sinistra
sorpasserà se stesso…
ma di sera sarà triste lo stesso.
Osservate sul nono vagone
gli esami di riparazione.
Severi, solenni come becchini…
e se la pigliano con i bambini!
Perchè qualche volta, per cambiare,
non sono i grandi a riparare?
Sul decimo vagone
ci sono tanti banchi,
c’è una lavagna nera
e dei gessetti bianchi.
Dai vetri spalancati
il mondo intero può entrare:
e’ un ottimo maestro
per chi lo sa ascoltare.
Sull’undicesimo vagone
c’è un buon odore di castagne,
paesi grigi, grigie campagne
già rassegnate al primo nebbione,
e buoni libri da leggere a sera
dopo aver spento la televisione.
Ed ecco l’ultimo vagone,
è fatto tutto di panettone,
ha i cuscini di cedro candito
e le porte di torrone.
Appena in stazione sarà mangiato
di buon umore e di buon appetito.
Mangeremo anche la panca
su cui siede a sonnecchiare
Babbo Natale con la barba bianca.

I 12 mesi

Lo sapete che gennaio
tiene i frutti nel solaio,
che febbraio è piccolino,
breve, freddo e birichino?
Arriva marzo pazzerello:
esce il sole e prendi l'ombrello!
Dietro a lui viene aprile:
sbadiglia, sbadiglia, è dolce dormire.
Esplode maggio ed è beato
chi per tempo ha seminato.
Biondo ondeggia di giugno il grano
pronto sta il contadino con falce in mano.
Luglio - lunghe son le giornate-
porta il pieno dell'estate.
Ecco, torrido d'agosto,
il solleone brucia il bosco.
E' settembre un mese bello:
sole misto a venticello.
Davvero ottobre è generoso
e di tutti il più fruttuoso.
A novembre i dì gelati
son dannosi ai campi seminati.
A dicembre, neve abbondante
salva il grano per il pane croccante.

I mesi dell'anno

Sai quali sono i mesi dell’anno?
Questi bambini son bravi, lo sanno!
Quello più freddo è certo gennaio
con la Befana giù dal camino.
Corto, cortino arriva febbraio
con Pulcinella Brighella e Arlecchino.
La primavera s’affaccia con marzo
che come mese viene per terzo
(non ho trovato la rima: che scarso!)
Si apre la stalla, si apre il fienile,
si aprono i fiori: siamo in aprile.
Forza e coraggio, non ho finito:
adesso c’è maggio, il mese fiorito.
Sono sveglio oppure sogno?
Finalmente si va la mare,
posso pure fare il bagno
e con la barca andare a pescare.
È arrivato adesso giugno.
Siamo in estate, spogliati è meglio,
fa tanto caldo che si va arrosto;
posso dormire, tardi mi sveglio:
sono arrivati luglio ed agosto.
Ora torniamo dalle montagne
e con settembre riapre la scuola.
Ecco l’autunno con le castagne:
è ottobre e al caldo la rondine vola.
Le foglie cadono rosse a novembre
E quando cadono triste vi sembro;
ma con l’inverno giunge dicembre.
Fiocca la neve sul pino e sul gembro.


Il prato

Tutto il prato è un gran ricamo
di luci a cento, a cento:
l'oro di un alto ramo,
gli ulivi son d'argento;
son corimbi sospesi
sul velluto dell'erba,
son segnali riaccesi
dell'estate superba.
E così sembra il prato,
trapunto di colori,
un arazzo cesellato
che ha per punti i fiori.

La cicala e la formica

La cicala sulla pianta
all'estate canta, canta,
e deride la formica
che lavora e s'affatica.
Ma l'inverno presto viene,
muor di fame chi cantò,
viva lei che visse bene,
che all'estate lavorò.

La cicala e la formica (2)

La cicala, che l'estate
sol cantando avea passato,
si trovò in cattivo stato
quando giunser le gelate:
proprio senza un granellino,
senza un bruco o un moscerino.
Disse allora alla formica
sua vicina: "Forse tu puoi
trovar modo di prestarmi
qualche grano per sfamarmi!
Ritornato il tempo bello,
renderò, d'ogni granello,
interessi e capitale,
sull'onore di noi cicale".
La formica, che i prestiti
poco stima, disse allora:
"Cicaletta, alla buon'ora,
quest'estate che facesti?
"Io? Cantai lungo la via,
dai passanti applauditissima.."
"Tu cantasti?! Felicissima,
ora balla, amica mia!"

L'albero meraviglioso

Nel giardino di Dove non si sa
c'è un albero meraviglioso
privo di foglie, ma
colmo di frutti saporiti
che sbocciano già canditi
stupendi nei colori
e di squisitissimi sapori.
Un albero che a nessun altro somiglia,
qui sta la meraviglia.
Con tanti deliziosi zuccherini
fragole, lamponi, limoncini,
spicchi d'arancia, rosse ciliegine,
prugnette verdi che sanno di mentine;
e, per completare la delizia,
il tronco e i rami son di liquerizia.
E un albero nano, a portata di mano,
con un gatto di cioccolato per guardiano
ed un cagnetto di zucchero filato
che fa la guardia al gatto di cioccolato.
Però è permesso cogliere, toccare
od anche solamente di assaggiare
quei frutti che maturano in eterno:
sia primavera, estate, autunno o inverno.
L'unico inconveniente
è che nessun conosce esattamente
dove sia per davvero
quest'albero mistero.
Se vi tenta, parlatene a papà:
forse conosce la località.
Ma se nemmeno lui la può indicare
bisognerà, purtroppo, rinunciare.

Le stagioni

Luce, tepore e fiori,
profumi e buoni odori,
pioggerella leggera:
è questa primavera!
Caldo, biade mature,
rischio di scottature
e pozze disseccate:
"Son io! Son l'estate!"
Grappoli d'oro ai tralci,
ruggine sulle falci,
foglie gialle in danza:
l'autunno rapido avanza.
Ventaccio, neve e gelo,
imbronciate e grigio il cielo;
tutto di neve è ammantato:
l'inverno è ormai arrivato!

Le stagioni (2)

La primavera è una stagione fiorita
cantano i bimbi agitando le dita.
L'estate ci dona frutti saporiti
porta il caldo e divertimenti graditi.
L'autunno le foglie fa cadere
e tra gli alberi spogli tutto si può vedere.
L'inverno è freddo e bianco di neve
cappotti e guanti metter si deve.

Parla il sole

Siam d'inverno? Brrr... che freddo!...
questo sol non scalda mai!
Siam d'estate? Auiff... che caldo!...
questo sole scotta assai!
Di coteste brutte cose
tutto il peso date a me,
ma... però, se ci pensate,
qui è spiegato ogni « perché ».
Certo: il gelo è assai noioso;
brutto è il tempo sempre nero;
le manine coi geloni fanno male, quest'è vero!
D'altra parte, in piena estate,
c'è il sudore che tormenta,
c'è la sete, l'afa, il sonno,
c'é la mosca che spaventa.
Io lo so che voi vorreste solleoni di Gennaio
ed il gelo con la neve quando rose dà il rosaio.
Ma la colpa non è mia,
se non posso darvi ascolto;
se facessi a mio capriccio
sarei matto o sarei stolto.
Non vi sembra, amici cari?
Se fra voi dovessi scendere,
non saprei che cosa fare,
non saprei che pesci prendere!

San Martino

Per la campagna triste e lontana
gelida soffia la tramontana.
Martino scene dal suo destriero:
c'è un poverello lungo il sentiero...
Non ha vestito, non ha casa,
a ripararsi come farà?
Il cavaliere taglia il mantello,
metà lo dona al poverello.
Oh, meraviglia: si rompe il velo
di cupe nubi che son nel cielo...
E si diffonde dolce un tepore,
qua e là tra l'erba rispunta un fiore.
Dal ciel discende, premio divino,
sempre l'estate di San Martino!

 
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